Le Api sono biodiversità
Nella ricchezza delle forme in cui l'Ape Mellifera si è adattata ad ambienti estremamente diversi, c'è il patrimonio genetico che serve ad aiutare le api a rispondere ad un mondo in rapido cambiamento.
L'Ape Mellifera si è evoluta differenziandosi nelle sottospecie attualmente conosciute attraverso la selezione naturale, ove il mantenimento e la propagazione della specie è ed è sempre stato l'unico obiettivo. Tutti gli individui incapaci di adattarsi a delle mutate condizioni ambientali sono irrimediabilmente condannati a scomparire, mentre quelli più robusti e capaci di adattarsi sopravvivono. La selezione naturale però non ha mai prodotto animali o piante all'altezza delle esigenze degli allevatori e degli agricoltori. Alcuni allevatori e agricoltori si sono così trasformati in selezionatori, ed è così che oggi esistono così tante specie "domestiche", ben diverse da quelle selvatiche da cui provengono.
La consanguineità può esser considerata come la bacchetta magica dell'allevamento. E' il mezzo ideale per intensificare, stabilizzare e uniformare le qualità desiderate, e al tempo stesso eliminare o attenuare quelle indesiderate. E' utilizzata dall'uomo da millenni nell'allevamento e nella selezione di tutte le specie animali e vegetali. Anche nel regno vegetale la natura è spesso ricorsa all'autofecondazione, la forma più intensa di consanguineità per la riproduzione della specie.
Nel caso delle api invece la natura innova, per evitare il più possibile la consanguineità, come dimostrano gli accoppiamenti multipli dove alcuni possono avvenire anche a una decina di chilometri dall'arnia.
Nel caso delle api, l'esperienza mostra sempre che la conseguenza più grave di una consanguineità esagerata è una riduzione molto importante della vitalità, che tocca tutte le capacita essenziali di sopravvivenza e mette la vita di numerose colonie in pericolo. Anche se è un mezzo indispensabile per l'allevamento e la selezione, per le api la consanguineità dev'essere sempre utilizzata con la massima prudenza e per lo stretto necessario. Le perdite catastrofiche di cui si sente sempre più frequentemente parlare sono spesso, se non sempre, la conseguenza di una vitalità insufficiente. Si tratta di un difetto nascosto, "dormiente" ma deleterio, che si manifesta quando le condizioni climatiche e ambientali sono particolarmente sfavorevoli a cui le famiglie con una "costituzione" più debole non possono resistere. La perdita di vitalità riduce lo zelo con cui le nutrici si occupano della covata, il comportamento igienico e di difesa, e l'insieme di questi fattori accresce la sensibilità alle malattie. Come abbiamo già detto, la natura interviene eliminando gli individui inadatti.
La ricerca ostinata della "razza" pura, intesa come un'insieme di individui molto omogenei tra di loro, non solo produce colonie sempre più fragili, ma assolutamente inadatte a rispondere ed ad adattarsi ai cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni e a quelli in arrivo.
Molti apicoltori sono però terrorizzati dall'idea di perdere le "razze" o gli eco-tipi locali così come li conoscono (o li hanno conosciuti). Pensano che l'utilizzo di altre sottospecie per la selezione di nuove caratteristiche, anche se indispensabili, possa col tempo portare alla scomparsa di particolari fenotipi (come la Ligustica, Carnica, Mellifera, Caucasica, etc..). Contemporaneamente alcuni si illudono che determinate caratteristiche mancanti possano essere ottenute attraverso la selezione anche all'interno di un unica sottospecie. E' evidente che la selezione è inutile nel caso di individui ereditariamente uniformi. L'intensificazione e la stabilizzazione delle qualità, o l'eliminazione dei difetti e dei caratteri indesiderabili con la selezione appropriata e gli accoppiamenti mirati, sono possibili soltanto con delle api geneticamente non uniformi. Non si può selezionare un individuo diverso, con nuove caratteristiche, partendo da individui tutti uguali.. E non si può selezionare qualcosa che non c'è. Occorrono nuovi geni, che possono arrivare o attraverso una mutazione (che non si sa se e quando arriverà) o un'ibridazione con sottospecie che già presentano determinate caratteristiche fissate dalla selezione naturale.
Ma esiste davvero il pericolo di perdere le "razze" di api che conosciamo? Che cosa succede veramente quando mescoliamo genetiche diverse? Semplicemente che otteniamo nuove combinazioni di geni, che si manifesteranno attraverso l'espressione dei caratteri ad essi collegati. In realtà l'espressione mescolare trae in inganno, perché i fattori ereditari trascritti dai geni non si miscelano come dei liquidi. Rimangono monoliticamente intatti da una generazione all'altra. L'ape regina, in natura dell'accoppiamento multiplo, può essere contemporaneamente fecondata da fuchi con un diverso genotipo, o con il suo stesso. La figlie di questa regina saranno in parte omozigoti (razza "pura") e in parte eterozigoti (ibride). E' evidente quindi che a partire da una discendenza eterogenea (ibrido), si potranno riottenere delle regine di razza "pura", semplicemente conducendo una selezione appropriata.
In un ambiente che cambia velocemente, anche le api devono cambiare: è nella ricchezza delle forme in cui esse stesse si sono adattate ad ambienti diversi, che possiamo trovare il materiale genetico per aiutare le api affrontare il cambiamento.
L'Ape Mellifera si è evoluta differenziandosi nelle sottospecie attualmente conosciute attraverso la selezione naturale, ove il mantenimento e la propagazione della specie è ed è sempre stato l'unico obiettivo. Tutti gli individui incapaci di adattarsi a delle mutate condizioni ambientali sono irrimediabilmente condannati a scomparire, mentre quelli più robusti e capaci di adattarsi sopravvivono. La selezione naturale però non ha mai prodotto animali o piante all'altezza delle esigenze degli allevatori e degli agricoltori. Alcuni allevatori e agricoltori si sono così trasformati in selezionatori, ed è così che oggi esistono così tante specie "domestiche", ben diverse da quelle selvatiche da cui provengono.
La consanguineità può esser considerata come la bacchetta magica dell'allevamento. E' il mezzo ideale per intensificare, stabilizzare e uniformare le qualità desiderate, e al tempo stesso eliminare o attenuare quelle indesiderate. E' utilizzata dall'uomo da millenni nell'allevamento e nella selezione di tutte le specie animali e vegetali. Anche nel regno vegetale la natura è spesso ricorsa all'autofecondazione, la forma più intensa di consanguineità per la riproduzione della specie.
Nel caso delle api invece la natura innova, per evitare il più possibile la consanguineità, come dimostrano gli accoppiamenti multipli dove alcuni possono avvenire anche a una decina di chilometri dall'arnia.
Nel caso delle api, l'esperienza mostra sempre che la conseguenza più grave di una consanguineità esagerata è una riduzione molto importante della vitalità, che tocca tutte le capacita essenziali di sopravvivenza e mette la vita di numerose colonie in pericolo. Anche se è un mezzo indispensabile per l'allevamento e la selezione, per le api la consanguineità dev'essere sempre utilizzata con la massima prudenza e per lo stretto necessario. Le perdite catastrofiche di cui si sente sempre più frequentemente parlare sono spesso, se non sempre, la conseguenza di una vitalità insufficiente. Si tratta di un difetto nascosto, "dormiente" ma deleterio, che si manifesta quando le condizioni climatiche e ambientali sono particolarmente sfavorevoli a cui le famiglie con una "costituzione" più debole non possono resistere. La perdita di vitalità riduce lo zelo con cui le nutrici si occupano della covata, il comportamento igienico e di difesa, e l'insieme di questi fattori accresce la sensibilità alle malattie. Come abbiamo già detto, la natura interviene eliminando gli individui inadatti.
La ricerca ostinata della "razza" pura, intesa come un'insieme di individui molto omogenei tra di loro, non solo produce colonie sempre più fragili, ma assolutamente inadatte a rispondere ed ad adattarsi ai cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni e a quelli in arrivo.
Molti apicoltori sono però terrorizzati dall'idea di perdere le "razze" o gli eco-tipi locali così come li conoscono (o li hanno conosciuti). Pensano che l'utilizzo di altre sottospecie per la selezione di nuove caratteristiche, anche se indispensabili, possa col tempo portare alla scomparsa di particolari fenotipi (come la Ligustica, Carnica, Mellifera, Caucasica, etc..). Contemporaneamente alcuni si illudono che determinate caratteristiche mancanti possano essere ottenute attraverso la selezione anche all'interno di un unica sottospecie. E' evidente che la selezione è inutile nel caso di individui ereditariamente uniformi. L'intensificazione e la stabilizzazione delle qualità, o l'eliminazione dei difetti e dei caratteri indesiderabili con la selezione appropriata e gli accoppiamenti mirati, sono possibili soltanto con delle api geneticamente non uniformi. Non si può selezionare un individuo diverso, con nuove caratteristiche, partendo da individui tutti uguali.. E non si può selezionare qualcosa che non c'è. Occorrono nuovi geni, che possono arrivare o attraverso una mutazione (che non si sa se e quando arriverà) o un'ibridazione con sottospecie che già presentano determinate caratteristiche fissate dalla selezione naturale.
Ma esiste davvero il pericolo di perdere le "razze" di api che conosciamo? Che cosa succede veramente quando mescoliamo genetiche diverse? Semplicemente che otteniamo nuove combinazioni di geni, che si manifesteranno attraverso l'espressione dei caratteri ad essi collegati. In realtà l'espressione mescolare trae in inganno, perché i fattori ereditari trascritti dai geni non si miscelano come dei liquidi. Rimangono monoliticamente intatti da una generazione all'altra. L'ape regina, in natura dell'accoppiamento multiplo, può essere contemporaneamente fecondata da fuchi con un diverso genotipo, o con il suo stesso. La figlie di questa regina saranno in parte omozigoti (razza "pura") e in parte eterozigoti (ibride). E' evidente quindi che a partire da una discendenza eterogenea (ibrido), si potranno riottenere delle regine di razza "pura", semplicemente conducendo una selezione appropriata.
In un ambiente che cambia velocemente, anche le api devono cambiare: è nella ricchezza delle forme in cui esse stesse si sono adattate ad ambienti diversi, che possiamo trovare il materiale genetico per aiutare le api affrontare il cambiamento.